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Tuesday, June 21, 2016

[#corporate behaviour - 03] Mediocrazia

Mi capita (non sono il solo) di leggere e analizzare, confrontarmi nella silenziosa quiete di un articolo o di un libro e mettermi in discussione. Una guerra pacifica fra la mia curiosita', la mia ignoranza e le mie mediocrita'.
Mi capita che alcune parole (storie, personaggi, linguaggio) mi mandino in risonanza. Nel bene e nel male.
Il titolo dell'articolo che segue potrebbe tristemente e poco elegantemente far pensare a una miserabile volonta' di rivendicare qualcosa. Invece e' un articolo molto bello, che usa espressioni efficaci, come "estremo centro" e "giocare il gioco".
Questo blog lo uso come un taccuino per gli appunti. Se non annotassi questa lettura e alcune considerazioni, sarei, in qualche misura, non onesto, uno degli homo abnegus di cui parla l'articolo.
Questo pezzo tocca le corde della mia sensibilita' perche' ben rappresenta la situazione con cui ho convissuto a lungo e da cui, con decisione e impegno, mi sono liberato, nella speranza di riuscire a creare qualcosa di meglio, non solo per me.
Ci sono alcuni aspetti di degrado, decomposizione sociale che la crisi economica globale ha messo in evidenza in modo tanto brutale quanto silente. Non ho ancora trovato un articolo, un libro che ne parlasse. Negli anni in cui si gestivano le aziende come se la domanda di mercato fosse infinita e destinata a durare in eterno, le corporate sono cresciute in maniera scomposta, riempendosi di dirigenti e middle manager con competenze non all'altezza. Questa zavorra ha superato la leva dell'1:5, dove quell'1 non ha nulla da dirigere, ma c'e', ha un costo e non te ne puoi liberare. E questo blob intermedio tiene la distanza fra ruoli apicali (quelli che potrebbero agire le leve del cambiamento) e quella parte sana del capitale umano che sta sotto, studia e impara, cresce come il muschio e potrebbe fare da anticorpo naturale alla stagnazione.
Come puo' il talento emergere quando e' sovrastato, per numero e armi, da una tale cappa di mediocrita'? Come si puo' cambiare la pelle a un dinosauro conservatore, maschilista, militarmente gerarchico, omofobo, retorico, autoreferenziale che resiste con tutte la forza della propria ignoranza collettiva a preservare uno status quo costruito in anni di lealta' a conformismi locali?
Questo fenomeno di combustione di capitale umano e' un disinvestimento sociale che rallenta il necessario rinnovamento della classe dirigente di amministrazione e industria del nostro paese, al fine di preservare proprio la testa dell'animale preistorico che ha dato origine al declino culturale e industriale che viviamo. E' contro natura.
Quando stiamo seduti su una sedia scomoda abbiamo svariate possibilita'.
Possiamo stare scomodi e zitti (la parabola della rana bollita:http://laranabollita.blogspot.it/…/la-parabola-della-rana-b…).
Oppure possiamo stare scomodi e, badando bene a non cambiare mai posizione, lamentarci. Qualcosa di cui lamentarsi lo si trova sempre. Ci si sfoga e si va avanti un giorno alla volta.
Oppure cerchiamo di maturare il linguaggio di una nuova forma di consapevolezza, il coraggio di descriverla, la volonta' decisa di agire un cambiamento cosciente e orientato a costruirci un futuro. E cambiamo, cazzo.

DP

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